a) Analisi Biografica a Orientamento Filosofico

CHE COSA E’ L’ANALISI BIOGRAFICA A ORIENTAMENTO FILOSOFICO

È una pratica filosofica volta a utilizzare e a trasformare il metodo psicoanalitico. Nata agli inizi degli anni Duemila in Italia, nell’area milanese, è oggi praticata in diverse città italiane.

L’ispiratore è Romano Màdera.

Coloro che praticano e professano l’analisi biografica a orientamento filosofico si definiscono “analisti filosofi”. La pratica dell’analista filosofo si rivolge alla dimensione “sana” delle persone, al disagio esistenziale, alla difficoltà di trovare un senso nella vita.

Non si rivolge alle dimensioni psicopatologiche che richiedono un trattamento diverso dalle competenze di cura dell’analista filosofo.

Essendo una pratica filosofica, sono richiesti all’analista non solo la competenza professionale ma anche l’indirizzo vocazionale della sua vita alla filosofia, concretizzato nella dedizione agli esercizi filosofici personali e comunitari.

Per l’ABOF il metodo è costituito in primo luogo dall’analista stesso. La formazione all’ABOF è innanzitutto la formazione della persona, e in questo si caratterizza rispetto a ogni altra formazione sia psicoanalitica sia relativa alla consulenza filosofica.

CHI E’ E CHE COSA SA FARE L’ANALISTA FILOSOFO (IN 14 PUNTI)

1 Innanzitutto è un filosofo(1): è filosofo perché impegnato a trasformare la sua esistenza in una consapevole pratica di ricerca di senso, partecipando alla vita di una comunità-scuola filosofica e dandosi una disciplina individuale e costante di esercizi corpomente finalizzati a questa ricerca.

2 E’ vitalmente interessato al mondo della storia collettiva e capace di leggere i contesti e le cornici delle relazioni duali e dei processi individuali.

3 Sa aiutare gli altri a riportare ai nessi biografici ogni contenuto si presenti, invitandoli all’autoriflessività propria del racconto e della scrittura autobiografica.

4 Sa stare nel rapporto con l’altro sentendo e interrogando ciò che passa nella relazione, innescando stati emotivi e capacità cognitive sedimentati nella storia dei partecipanti all’incontro. In altri termini, sa stare nella relazione trasferale e cotrasferale.

5 E’ in grado di distinguere e di aiutare a distinguere le dimensioni psicopatologiche che richiedono un trattamento specifico diverso da quello che è in grado di offrire. Sa indirizzare ad altri domande esplicite o implicite che ritiene troppo distanti dalle sue competenze.

6 Sa imparare a vivere i suoi limiti e la sua impotenza in modo differente da una sconfitta, sforzandosi di considerarli come esercizi preziosi che ricordano la misura propria di tutti e di tutte le cose e che rimandano alla interdipendenza con gli altri e con la natura esterna a sé.

7 Sa valorizzare e leggere le forme del pensiero immaginativo insieme a quelle del senso comune e dell’argomentazione. In particolare sa lavorare con i sogni, con le fantasie e con il gioco.

8 Sa sentire il suo corpo e il suo gesto con consapevole partecipazione e con la cura di chi li ritiene dimensioni fondamentali di espressione e di interrelazione. Sa indirizzare gli altri all’apprendimento di pratiche corporee significative per il loro percorso biografico.

9 Sa costruirsi regole e tecniche di assetto degli incontri (assetto, o setting, interiore ed esteriore) con la propensione a studiarne l’applicazione individualizzata.

10 Sa di rappresentare un bisogno e una funzione educativa e pedagogica sempre presenti nelle relazioni. Dovendo e sapendo, in primo luogo, essere sempre allievo delle situazioni e degli incontri, sa insegnare valorizzando la ricerca del maestro interiore.

11 Sa mostrare le possibilità di “immaginare altrimenti” le situazioni, le comunicazioni, le inerzie, gli ostacoli.

12 Sa stare nel silenzio e nella compartecipazione empatica ogni volta che l’esperienza tocca ciò che in quel momento eccede ogni parola oppure segnala il sentimento dell’irrimediabile.

13 Sa aiutare a intravedere in modo vivo, biografico, partecipe e attento ai dettagli (2) le possibilità di trascendere la prospettiva egoica, nel senso della ricerca di un pensiero discorso vero (capace cioè di sostenere ed esprimere la complessità del reale); la possibilità

di trascendere il proprio interesse per l’interesse comune; la possibilità di trascendersi nella conoscenza e nel sentimento della cosmicità dell’esistenza; la possibilità di trascendere qualsiasi maestro per la sequela della figura interiore della saggezza-conoscenza.

14 Infine e sopra ogni cosa cerca di ricordare a se stesso, ogni giorno, che le indicazioni date qui sopra, come ogni altra regola o scopo, cognizione, tecnica, legittimazione, carica o riconoscimento sono sempre infinitamente piccoli di fronte al sentimento della vita che

devono e possono nutrire e del quale, soprattutto, devono nutrirsi. Tuttavia, proprio perché ogni dichiarazione di intenti e ogni regola è intrinsecamente limitata e provvisoria, proprio per questo va compresa e rispettata con la massima cura prima di considerarsi in grado di farne a meno.

Note:

(1) Ma in un senso diverso dal lettore o dall’insegnante di filosofia, o dall’esperto in filosofia, o di chiunque usi la filosofia per un’occupazione o per farsi una cultura, o anche per divertirsi intelligentemente.

(2) Questo si dice per invitare a osservare criticamente la tendenza a somministrare agli altri bocconcini o pillole indigeribili di sentenziosità filosofiche, religiose o della cosiddetta alta cultura senza un’adeguata valutazione del momento, del tono emotivo, della propensione all’integrazione e alla trasformazione dei contenuti proposti.